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Così come la più alta catena di montagne, l'Himalaia, si trova in India, anche le più sublime religione filosofica ha le sue radici nella terra del Gange: mi riferisco alle Upanishad, ovvero l'ultima parte della letteratura Vedica .................................... (padre Anthony Elenjimittam) Le Upanishad costituiscono la parte conclusiva dei Veda detta Vedanta. La loro datazione è incerta pare che risalgano ad un periodo compreso tra il 700 e il 300 A.c.. Sono trattati di estensione variabile, appartenenti ad epoche diverse, in prosa e in versi, alcune miste. Sono dedite ad indirizzare l'aspirante alla verità trascendente, attraverso l'ascolto delle verità supreme, che vertono su quale sia l'origine e il destino dell'uomo, quale ragione regga le varie vicende dell'esistenza, quale sia il fondamento ultimo dell'universo e della vita. Da una spiritualità legata alla ritualità dei Veda, alla magia, ai sacrifici, alle formule magiche, con le Upanishad avviene il ripiegamento dell'asceta in se stesso, per cercarvi il Divino. avviene il passaggio alla conoscenza di sé. Il termine upa-nishad (sedersi vicino) sembra alludere al carattere esoterico dell'insegnamento, trasmesso dal maestro al discepolo che, avendone le qualificazioni, gli sedeva vicino. Sono state composte da autori-ispirati, ed appartengono alla letteratura rivelata o sruti (ciò che è stato udito). Le Upanishad, se in un certo senso rappresentano la continuazione del culto vedico, in un altro senso, costituiscono una risposta alla fase dei Brahmana, sono le meditazioni dei filosofi e contengono la base spirituale di tutto il successivo pensiero dell'India. La sintesi di tutte le Upanishad si può concentrare in una frase: Tat Tvam Asi (Tu sei Quello), l'inconcepibile, il privo di forma, il Brahman che possiamo realizzare, utilizzando la discriminazione, per sfondare il muro dell'illusione: il velo di Maya. Il loro insegnamento mistico è stato a lungo tenuto segreto, ed era riservato soltanto ad un'elite spirituale. Maestri e discepoli si trovavano nelle foreste, al riparo dal mondo attivo, per studiare le dottrine di saggezza e di liberazione. Si conoscono oggi 108 Upanishad, oggetto di commenti famosi, essi stessi diventati classici, fra queste, 10 sono considerate come le Upanishad principali: 1. Mandukya (considerazioni di sw Sahajananda osb) --ManduKya (commento di Claudio Biagi) 2. Mundaka 3. Katha 4.a Chandogya up. "L'educazione di Svetaketu" 4.b Chandogya up. "Identità tra Sè e Brahman" 4.c Chandogya up. "Il Sè all'interno è Brahmam" 4.d Chandogya up. "La criniera del cavallo" 5.a Brihadaranyaka up. "Aham Brahmasmi" 5.b Brihadaranyaka up. "Le risposte di Yajnavalkya" 5.c Brihadaranyaka up. "Le forme del Brahman" 5.d Brihadaranyaka up. "Maitreyi" 5.e Brihadaranyaka up. "Il miele delle creature" 6. .Taittiriya 7. .Isha 8. .Kaivalya 9. .Prasna 10.Kena 11.Aitareya 12.Yogatattva (l'Upanishad che parla dello Yoga) Per cercare di comprendere le Upanishad è particolarmente utile conoscere, almeno in parte, il significato di alcuni termini che si incontrano spesso: Atman (il pensiero di Ramana Maharshi) E' la traduzione della parola Sé. Con Atman si indica il Principio della vita dell'individuo, l'anima individuale (Jivatman), lo spirito, il sé-stesso, ci riporta a noi-stessi e per questo ha una sua potenza. E' lo spettatore del corpo e del pensiero, poiché si situa oltre. E' coscienza assoluta, ed in questo senso, è identico a Brahman (l'assoluto, il divino, che è oltre alle nozioni). Karma Karma significa "azione". L'atto che può essere fisico, pensato, positivo o negativo, determina non soltanto il futuro in questa vita, ma anche le future incarnazioni dell'individuo, il corpo non si aggrega per caso ma è determinato dalle forze del Karma. Il rapporto con il mondo crea Karma e le forze che vengono a determinarsi si ripresenteranno di vita in vita. Samsara S'intende il "ciclo delle esistenze", "ciò che circola"; è la ruota delle morti e delle nascite, che è impressionata di sofferenza. La reincarnazione è condizionata dal Karma, che lega l'individuo, al mondo. L'esistenza è allora impressionata della sofferenza, legata alla impermanenza di questo mondo, ed all'ignoranza sulla vera natura dell'Atman. L'individuo ha dimenticato la sua vera natura, che è divina. Per gli indù, Jivatman trasmigra e passa da corpo in corpo, fino alla sua liberazione. Moksa Moksha significa "liberazione finale" dell'individo (Jivatman), dal ciclo delle morti e rinascite (samsara). Ogni reincarnazione, secondo il proprio Karma, può avvicinare o allontanare l'uomo da Moksha. Sannyasin Sannyasin significa "quello che è fuori da ogni casta, che è libero da ogni casta", è l'asceta-errante. Sono i prescelti, coloro che hanno rinunciato ai compiti di questo mondo e dunque alla vita mondana, si tratta dei monaci che hanno scelto di dedicarsi alla ricerca in previsione della liberazione finale. Vedanta Vedanta questa parola è composta da "Veda" (la "conoscenza", i grandi testi sui quali si sostiene l'Induismo) ed "Anta" che significa "la fine". Vedanta sono "la fine del Veda", o più esattamente, sono le considerazioni finali, contenute in particolare nelle Upanishad. Si tratta di uno dei 6 grandi sistemi filosofici dell'India (o Dharshana), che comporta in se stesso due categorie: 1. Vedanta dualista (Dvaita Vedanta): distingue la creatura dal suo creatore. La coscienza ordinaria è sempre sottoposta alla dualità. Solo i grandi mistici superano questa limitazione. 2. Vedanta non dualista (l'Advaita Vedanta): dice che "tutto è Brahman". Tutto è divino: esiste soltanto l'uno-senza-secondo. C'è dunque unità tra l' individuale e l'Universale. Tutte le scuole Vedanta riconoscono Samsara (la trasmigrazione), la liberazione (Moksha) che è il mezzo per sfuggirvi, l'autorità del Veda, Brahman che è la causa dell'universo, e la legge del Karma. Pancha Kosha (cinque involucri) Nelle Upanishad e nel Vedanta si distinguono cinque involucri chiamati Kosha in cui è avvolto l'Atman. L'identificazione del proprio Io con uno di questi involucri, non permette di percepire Atman, la vera natura dell'universo, praticando la meditazione si possono eliminare le identificazioni come, per esempio: "io sono il mio corpo, i miei pensieri ecc…". Kosha è una parola sanscrita che significa: avvolgere, rivestimento, involucro, strato, guaina. L'ordine dei cinque Kosha è il seguente: 1. Annamaya Kosha è il più denso dei cinque Kosha, è lo strato del cibo: il corpo fisico; 2. Pranamaya Kosha il secondo Kosha, l'involucro delle forze vitali, di ciò che ci muove, nel quale circola l'energia, Prana che ci rende vitali, che ci modella costantamente; 3. Manomaya Kosha il terzo riguarda il mentale, nei rapporti viviamo le emozioni, simpatie, le antipatie e questo è l'involucro della mente; 4. Vijnanamaya Kosha abbiamo un livello intellettivo che domanda e capisce, questo è lo strato del capire è quella d'intelligenza, della facoltà di discriminazione 5. Anandamaya Kosha è "ciò" su cui si basa tutto, il quinto involucro è il più sottile. Si tratta dello strato più vicino al "divino" |